Quella curiosità, quel mix di sensazioni, non mi bastavano, quell’impostazione lavorativa troppo “tradizionale” mi stava stretta, cercavo risposte, bramavo nuove nozioni...Per tutte queste ragioni scelsi Alma.
Ho letteralmente mosso i miei primi passi all’interno di un laboratorio di pasticceria, per l’esattezza la pasticceria della mia famiglia, “La Silvana”, aperta nel 1972 da mio nonno Antonio, per tutti “Tonino”.
Per quanto mi riguarda non poteva finire in nessun altro modo, ma tuttavia di vie alternative ne ho provate molte, rifiutandomi in tutti i modi di intraprendere un mestiere faticoso, fatto di sacrifici e di giornate intere passate in piedi, davanti al calore dei forni solo per guadagnare “qualche spicciolo”. spinto dalla curiosità e dal bisogno di soldi da spendere in bravate con gli amici, decisi di aiutare in laboratorio nei dopo scuola e nei giorni festivi.
Fra alti e (numerosi) bassi ho capito che questa professione nascondeva un mondo tutto suo, fatto sì di fatica e di privazioni, ma allo stesso tempo ricco di sensazioni, emozioni, profumi, suoni e gratificazioni, di sapori che solo chi svolge questo lavoro può capire perché, come diceva sempre mio nonno: “la miglior colazione è sempre quella del pasticcere!”.
Per questi e altri motivi decisi di lasciare l’Università, per lavorare nell’azienda di famiglia, passata a sua volta nelle mani di mio padre Giovanni. Sono stati anni di formazione e sacrifici, anni difficili, ma anche piacevoli, dove ho imparato a rimboccarmi le maniche e godermi quelle piccole soddisfazioni quotidiane.
Tuttavia sentivo che mancava ancora qualcosa.
Quella curiosità, quel mix di sensazioni, emozioni, profumi e via discorrendo non mi bastavano, quell’impostazione lavorativa troppo “tradizionale” mi stava stretta, volevo di più, desideravo con tutto me stesso capire il perché delle cose, cercavo risposte, bramavo nuove nozioni, sognavo ricette e processi innovativi, all’avanguardia. Per tutte queste ragioni scelsi Alma. Del periodo trascorso in Alma ci sarebbe troppo da scrivere, un insegnamento però mi ha colpito così fermamente da lasciare un segno indelebile nella mia coscienza, una semplice frase, come un dogma: “non ci può essere innovazione senza tradizione”. Tutto ciò che stavo cercando era già scritto, era sempre stato con me: riscoprire per poi scoprire cose nuove.