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Stefano Iacopozzi

Cinque mesi a casa Matscher

Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi.
Marcel Proust, Alla ricerca del tempo perduto

Quando viene assegnata la destinazione di stage l’unica cosa che si ha in testa in quel momento, e come minimo anche per il resto della giornata, è solo un gran senso di confusione e spaesamento. Quello che invece mi era chiara (o meglio, credevo che lo fosse) era il fatto di essere stato mandato in Trentino-Alto Adige. Riguardo a tutto il resto navigavo nell’incertezza più totale, non conoscevo né il paese né il ristorante. Non che fossi dispiaciuto, esagererei se dicessi questo, ma ero quantomeno un pochino “seccato” dal fatto che avrei dovuto passare i prossimi cinque mesi in una regione che avevo visitato già più e più volte, insomma, che credevo di conoscere. Come se non bastasse a tutti quelli che mi chiedevano dove sarei voluto andare a fare lo stage rispondevo: “anche se il periodo non sarebbe dei migliori, mi piacerebbe andare a o Napoli o in Sicilia”… Perfetto.
Ben presto mi sono ricreduto, più sono andato avanti con la mia esperienza e più mi sono reso conto di quanto mi sbagliassi, nonostante tutte le volte che sono stato su queste montagne, ammetto di non aver mai provato a vivere e leggere il territorio con i miei occhi. Più informazioni ho acquisito e più ho capito quanto la mia conoscenza, aldilà di quello che io pensassi, non era poi così lontana da quei tristissimi cliché che tanto detesto come: “lassù si sentono tutti tedeschi”, “mangiano solo canederli” o “è tutto uova, speck e patate”. In effetti devo ringraziare ALMA che, facendomi tornare ancora una volta quassù, mi ha dato la possibilità di approcciarmi nuovamente a questa parte di mondo che altrimenti avrei probabilmente trascurato, ma stavolta ricco di nuovi occhi.