Stefano Berzi

L’intervista a Stefano Berzi, sommelier AIS della delegazione di Bergamo, diplomato della 7^ edizione del Master ALMA-AIS e vincitore della quarantunesima edizione del Concorso “Miglior Sommelier d’Italia premio Trenotodoc”.

Partiamo dalla fine: cosa si prova ad essere il miglior Sommelier d’Italia?

È stato difficile riuscire a realizzare di aver raggiunto un traguardo così importante, il Premio “Miglior Sommelier d’Italia Premio Trentodoc”.
Fino a quel momento si era trattato solo di un sogno. Sicuramente il sentimento che ha contraddistinto i giorni seguenti alla mia vittoria è stata l’incredulità. Ce l’avevo fatta, ma non me ne rendevo conto.
L’incredulità ha piano piano lasciato spazio alla consapevolezza verso quello che ho fatto e quello che vado ora a rappresentare: l’Associazione Italiana Sommelier e l’Istituto Trento DOC. Allo stesso tempo non posso non essere orgoglioso di me.

Stefano Berzi Miglior Sommelier d’Italia premio Trentodoc”

Quando e come hai capito di poter/voler partecipare a questo concorso?

Nel 2016 ho fatto il mio primo concorso, appena uscito da ALMA. Non mi sentivo ancora così pronto, dubitavo di essere all’altezza. Furono i miei genitori ed i miei amici a convincermi ad iscrivermi.
Fu un salto nel vuoto, sinceramente non pensavo nemmeno che avrei superato le selezioni, invece andò molto bene. Da quel momento non mi sono più fermato, la voglia di continuare a cimentarmi in queste sfide era troppo grande: volevo vedere fin dove potevo spingermi.

Cosa serve per diventare il migliore?

La mia prima fortuna è quella di avere dei genitori che da sempre mi sostengono e che hanno fatto grandi sacrifici per me. Se sono arrivato a questo traguardo lo devo a coloro che ho incontrato nel mio percorso: incontrare persone che ti stimolino e che siano in grado di arricchirti è fondamentale.
Io, in ALMA, ho avuto la fortuna di incontrare Ciro Fontanesi (coordinatore ALMA wine Academy), che mi ha dato tantissimo sia a livello umano sia a livello didattico.
Servono dedizione, studio e sacrificio, ma non deve mancare la fortuna di incontrare persone in grado di arricchirti. Crederci è fondamentale. La mia è stata una vittoria graduale, arrivata passo dopo passo: ho fatto tanti concorsi prendendomi tanti secondi posti.

L’intervista a Stefano Berzi, sommelier AIS della delegazione di Bergamo, diplomato della 7^ edizione del Master ALMA-AIS e vincitore della quarantunesima edizione del Concorso “Miglior Sommelier d’Italia premio Trenotodoc”

Torniamo all’inizio: da dove nasce la tua passione per il vino?

Non sei tu che scegli il vino, è il vino che sceglie te. Ho avuto la fortuna di essere indirizzato in questo mondo da mio padre, che mi ha fatto apprezzare fin da subito il vino, ma se non mi fossi innamorato di questo mondo, la sua “iniziazione” non sarebbe stata sufficiente. Ho avuto la fortuna di farmi trovare pronto quando questo amore è arrivato. È stato facile.

 

Qual è il tuo vino preferito?

Il vino è un po’ come la musica: non c’è una canzone preferita, a volte vuoi una canzone tranquilla, a volte vuoi delle canzoni un po‘ più rock. È una cosa così variabile, ed è anche la sua bellezza.
I vini del cuore sono sicuramente quelli delle Langhe ed il Pinot Nero, ma in quanti rispondono così a questa domanda? Preferisco dire che è qualcosa che dipende dal momento, da chi ho davanti… se ho davanti qualcuno, perché è bello bere anche da soli. È come una meditazione.

Ricordi un episodio, positivo o negativo, che ti ha fatto crescere?

Sono tanti gli episodi capaci di farti crescere, ma devi essere bravo nel saper cogliere tutto quello che può darti quella data situazione.
Ricordo il primo giorno di degustazione in ALMA: eravamo in classe con Ciro Fontanesi (coordinatore ALMA wine Academy) e Massimo Castellani (Sommelier professionista e Formatore AIS) i quali ci chiesero chi se la sentisse di fare una degustazione davanti a tutta la classe. Era la prima degustazione che facevamo, mi alzai davanti ad altri 20 colleghi ed iniziai. Fu davvero uno svezzamento.
Ricordo anche quando si svolse il concorso di Miglior Sommelier d’Italia premio Trentodoc, a Taormina, quattro anni fa, e vidi Roberto Anesi (miglior Sommelier d’Italia 2017) fare una prova maestosa. La sua prestazione è diventata il mio punto di riferimento.

 

Perché hai deciso di iscriverti al Master ALMA-AIS?

Sentivo che non era abbastanza quello che avevo fatto fino a quel momento. Mi serviva capire di più e conoscere di più, ed ho pensato che ALMA fosse la soluzione ideale di continuità di crescita. Il mio era stato un “percorso naturale”: i 3 livelli AIS, l’esame da degustatore, l’esame da relatore, ma mancava ancora qualcosa per accrescere la mia conoscenza e la mia professionalità. Ho visto in ALMA un punto di arrivo e un punto di inizio, una chiave di volta per andare avanti.

 

Cosa ti ha dato questo corso?

Ci tengo sempre a dirlo: tutto quello che ho fatto, a livello di concorsi e di selezioni, lo devo a quello che ho fatto, a quello che ho bevuto ed a quello che mi hanno insegnato in ALMA.

 

Che consiglio daresti a chi decide di fare il Master ALMA-AIS?

Viverla. Cercare di catturare ogni singolo momento e ogni singolo insegnamento riuscendo a farlo proprio. Sembrano cose ovvie, ma non è scontato. Bisogna dedicare l’anno interamente al Master. È un’esperienza che va vissuto a 360°: fate gruppo, fate bevute al di fuori di quelle che vengono fatte in ALMA, solo così potrete avere un vero confronto in grado di farvi crescere.

Come ti vedi nel futuro?

Adesso sono molto focalizzato sul presente. Quest’anno mi dovrò impegnare molto per rappresentare al meglio sia l’Associazione Italiana Sommelier, sia l’istituto Trento DOC.
In futuro voglio crescere ancora. Così come il Master in ALMA è stato allo stesso tempo un punto di arrivo ed un punto di partenza, così lo è questo traguardo: ho coronato un sogno, ma da qui iniziano nuove conoscenze, nuove esperienze per accrescermi a livello sia professionale sia umano. Voglio vivere appieno tutto quello che verrà.