Dove nasce la tua passione per il vino?
Era il 2016, l’anno della mia seconda stagione estiva al Forte Village di Pula, spettacolare Resort della costiera sud-ovest della Sardegna. L’anno si inaugurò il winebar gestito dalla Head Sommelier del Resort.
Al tempo lavoravo in qualità di Commis di bar e Barmaid, attinente prettamente al Bartending e Mixology ed insomma di vino sapevo ben poco. Una sera capitò che servì un collaboratore al winebar per il servizio ed il ripristino dei calici e pensai che quella potesse essere la giusta occasione per scoprire e capire di più su qualcosa che sino ad allora non avevo ancora approfondito.
Una scelta caparbia.
Nelle mie esperienze lavorative mi hanno da sempre descritta come una persona empatica, accogliente e solare ma non gli diedi peso, sino a quando decisi di osservarmi dall’esterno per una consapevolezza maggiore. E capì che, sino ad allora, le uniche due cose che accomunavano ogni mia esperienza erano l’entusiasmo motivazionale e la curiosità di voler imparare ogni giorno cose nuove che mi arricchissero a livello mentale ma soprattutto sentimentale.
Ci volle ben poco, quindi, a capire che quella sarebbe potuta essere la mia strada, la passione che mi avrebbe potuto ripagare emozionalmente; bastò semplicemente quell’occasione di osservare la passione, la dedizione e le emozioni di chi raccontava la storia di un vino e di chi in visibilio ascoltava.
Quanto è importante la continua formazione per un Sommelier.
Credo che, a prescindere, lo studio sia tanto importante se è ben correlato alla curiosità che ha una persona a 360° nella propria vita.
Per un Sommelier, lo studio sui libri è di sicuro di grande aiuto, specialmente se bisogna fissare dei concetti e dei tecnicismi attinenti alla mansione; ma, nella mia opinione penso che, lo studio vero e proprio e soprattutto il concept che ti fa capire realmente quale sia l’incarico di un Sommelier lo si scopra nel vivere le distinte realtà vitivinicole, ascoltando i racconti e dando peso alle emozioni e ai punti di vista di tutti, specialmente di chi vuole trasmetterti i valori della propria identità, tipicità e autenticità in una bottiglia di vino.
In conclusione penso che il Sommelier debba sentirsi un po’ egli stesso lo studio: lo immagino quasi come un’enciclopedia umana di vividi racconti degli artigiani del vino che debbano essere tramandati al prossimo, i quali ti permettano di comprendere e di renderti conto che una semplice bottiglia di vino sarà sempre una storia nuova da raccontare.
Come è iniziata la tua carriera.
Dopo essermi diplomata al Liceo Linguistico di Cagliari, decisi di fare diversi corsi di formazione di Bartending e Basic Caffetteria sfruttandoli nei successivi cinque anni durante le stagioni estive: primi tre anni al Forte Village di Pula e gli altri due anni alla Delphina Hotels e Resorts, catena alberghiera 4 e 5 Stelle del Nord Sardegna.
Nel gennaio 2018, primo anno della stagione alla Delphina, decisi di iniziare a frequentare il corso di qualificazione per Sommelier terminato nel gennaio 2020. Dopo aver preso la certificazione AIS, capitò l’occasione che fece effettivamente iniziare la mia carriera come Sommelier.
Grazie ad una collega del corso, seppi che la Cantina Argiolas stava reclutando dei collaboratori Sommelier da integrare nel proprio Team; mi proposi e venni presa per lavorare nell’ambito dell’Accoglienza come Guida per i Tour della Cantina e delle Tenute e per le degustazioni.
Sei una Sommelier, possiedi il 3 livello AIS. Perché continuare a formarsi con il Master ALMA-AIS? Cosa ti ha offerto questo percorso?
A livello personale, il Master ALMA-AIS mi ha dato molta più consapevolezza di me stessa ed ho estremamente aperto i miei orizzonti mentali. Ho cercato di rubare in silenzio quello che ritenevo che gli altri avessero di eccezionale per poi rivestirlo su di me a momento debito, valutandomi, mettendomi alla prova ripetutamente in diverse circostanze e anche in realtà che non avrei mai pensato di vivere a pieno. Quando termini un percorso così ricco di contenuti credo che si posso essere orgogliosi di sè stessi.
A livello di conoscenza, grazie a dei docenti superlativi, ho capito che i particolari fanno di gran lunga la differenza in qualsiasi circostanza. Mi riferisco ai particolari nell’andare a fondo nei contenuti affrontati nelle lezioni, ma anche alla personalità di ogni mi* colleg* del Master che ha portato il proprio mondo di particolari arricchendo a proprio modo i mondi degli altri, quindi creando una sorta di connessione di gruppo ed un team vero e proprio sfociato anche nell’amicizia vera.
Stai vivendo una grande esperienza a Tenuta Ornellaia: quali sono le sensazioni?
È di certo un turbine di emozioni e sensazioni, non ti capita tutti i giorni di entrare a far parte di una realtà di questo calibro e a volte non metti a fuoco. Durante il lavoro magari sei talmente preso in quello che si deve fare che non realizzi per bene che mansione stai ricoprendo o che realtà stai vivendo e stai rappresentando; dopo che rientri a casa e ripensi alla giornata ti rendi conto di quanto è magnifico chi ti dà la possibilità ma soprattutto la fiducia di inserirti in una dimensione nella quale probabilmente non credevi neanche tu di arrivare e soprattutto, a livello personale, realizzi che hai la stoffa per affrontare anche quello che pensi sia molto più grande di te. È importante darsi fiducia e convincersi che i sacrifici vengono sempre ripagati.
Di cosa ti occupi nello specifico?
Lavoro nell’ambito dell’Accoglienza e ricopro due figure distinte: Tour Guide per gli ospiti che vogliono vivere l’esperienza della visita della Tenuta e della degustazione delle nostre etichette e Food&Beverage Manager Assistant nel salottino privato interno alla Tenuta.
Nasci in Sardegna, terra con una grande tradizione nel vino. Quale vino ti fa sentire maggiormente a casa e quale più ti rappresenta?
Il vino che mi fa sentire a casa credo sia lo stesso che portai in degustazione durante l’esame orale del Master. Lo presi come esempio nel caso studio della mia tesi per raccontare l’importanza di creare un vino identitario dell’entroterra sardo, che si focalizzi sulla storia di una tradizione mettendo da parte omologazione e trend di mercato.
Si tratta del Canales delle Cantine di Neoneli, piccola giovane realtà dell’entroterra sardo che, per scommessa, ha voluto salvare l’identità e la storia di una tradizione secolare della loro terra e comunità. Ma soprattutto, salvaguardare il proprio patrimonio rappresentando e raccontando la loro storia con la realizzazione di una bottiglia da commercializzare creata nella stessa modalità in cui i vignaioli in passato lo producevano e utilizzavano solo per uso familiare.
La scoperta di questa cantina fu puramente un caso di passaparola delle nuove realtà isolane emergenti, e quando andai a visitarla me ne innamorai perdutamente. Quella è stata l’esperienza sentimentale più profonda che mi ha fatto respirare a pieni polmoni la mia terra e la sua veridicità. Tre giovani ragazzi con i loro racconti personali e familiari mi hanno trasportato all’interno delle loro vite per vivere a pieno le loro esperienze, tradizioni, punti di vista a livello emozionale, come lo stesso vino che li rappresenta.
Canales è, a mio avviso, un vino energico, dinamico a primo impatto un po’ introverso e chiuso a cui bisogna dare fiducia e tempo per far in modo che dia il meglio di sé senza fare troppi sforzi grazie alla sua naturale struttura e tenacia rappresentativa della nostra terra stessa di origine. Credo che in un certo senso un minimo mi rispecchi.
Quali sono i tuoi obiettivi per il futuro?
Con tutta sincerità, non ho degli obiettivi ben chiari e fissi e non so dove arriverò o dove mi fermerò. Ma una cosa è certa, il mio mantra sino ad ora è sempre stato “fai sempre quello che ti rende felice, soddisfatto di te e ti faccia sentire sempre vivo”.