Antonio Biafora

Come nasce la tua passione per la cucina.

Nasce proprio ad ALMA. Ho iniziato a fare il cuoco per esigenze aziendali, ma in realtà aspiravo a diventare direttore d’albergo.
Quindi per raggiungere il mio obiettivo e per far sì che la mia struttura facesse un salto di qualità avevo la necessità di partire della cucina. Una volta iscritto ad ALMA però mi sono innamorato dell’ambiente culinario e dei colleghi e ho capito che era quello il mestiere che volevo fare.

Così hai deciso di rimetterti in gioco.

Il primo passo che mi ha portato lontano dalla Calabria è stato proprio quello di iscrivermi alla scuola di cucina. Prima avevo frequentato l’università e lavoravo in ristoranti vicino a dove abitavo, sentivo di non staccare mai veramente dall’ambiente di casa. Quando poi ho scelto di studiare cucina mi sono reso conto che si trattava dell’esperienza più bella della mia vita, la prima lontano da casa.

 

Quali sono le esperienze lavorative che ricordi con maggiore entusiasmo e cosa le accomuna?

Tutte le mie esperienze lavorative sono state belle a modo loro. La prima è stata uno stage di ALMA al Ristorante il Vigneto di Roddi. Un ambiente in cui si lavorava tanto, non c’erano scuse, bisognava impegnarsi senza avere paura di produrre, ma a fine giornata ero soddisfatto.

Mi ritengo molto fortunato in quanto tutte le mie esperienze lavorative sono state positive. Non so se dipenda da me o dal mio carattere, ma ho avuto sempre la fortuna di trovarmi in ambienti lavorativi con persone molto disponibili. Magari non ricordo ogni piatto, ogni esperienza, ma ricordo esattamente le persone che vi erano dietro questi piatti.

Sei stato premiato “chef sorpresa dell’anno 2021” da Identità Golose, parlaci di questo traguardo.

È stata una sorpresa anche per me in realtà. Ne sono stato entusiasta soprattutto per l’attenzione che ha portato alla Calabria, da sempre un po’ ai margini, enogastronomicamente parlando. Ritengo che ogni luce o attenzione che venga posta sulla regione faccia bene al territorio. In sostanza, possiamo dire che sono più felice per i ragazzi che lavorano con me e per il territorio piuttosto che per il premio in sé.

Parlaci della cucina che offrite ad Hyle.

Hyle offre una cucina di territorio, parla tanto il calabrese stretto, ma cercando di renderlo contemporaneo. Partiamo solo dalle materie reperibili nel nostro interland e cerchiamo di approcciarci a questi prodotti in una maniera che definirei “da ALMA”, ovvero, più con la testa che con la pancia. Quindi creiamo menù equilibrati nella struttura e nella presentazione, devono avere un filo logico, proprio come mi hanno insegnato ad ALMA. Ho imparato che tutto ha un perché e tutto ha un motivo, e nei miei piatti questo traspare sempre.

Antonio Biafora chef dell'Hyle

Cosa consigli ad uno chef che esce da ALMA?

Essere umili, perché l’umiltà è la cosa più importante per fare strada in questo settore. Di lavorare sodo, di farsi sempre mille domande e di entrare all’interno della cucina sempre con il sorriso. Il mio pensiero è che nonostante le difficoltà e la pesantezza di certe situazioni, bisogna sempre essere felici altrimenti è meglio togliersi la giacca, perché vuol dire che non è il lavoro che fa per te.

Il rapporto tra la tua cucina e la territorialità.

Dal territorio italiano a quello calabrese la mia cucina ha un forte legame con la sua terra. Al di là del piatto tipico per me la cucina del 2021 è calabrese.

 

CORSO SUPERIORE DI CUCINA ITALIANA DI ALMA