Alessandro Cini

MASTER ALMA AIS

 


 

Toscano, classe 1994, sommelier dal 2011 e Master ALMA AIS dal 2015. Da Firenze a Parigi nel segno del vino e dell’accoglienza.

Un ragazzo solare, pieno di energia e con tanta voglia di conoscere il mondo, ci siamo incontrati in quella che fino all’anno scorso era la sua seconda casa, nella splendida cornice dell’Enoteca Pinchiorri, il ristorante tre stelle Michelin di via Ghibellina, 87 a Firenze, dove Alessandro ha trascorso gli ultimi tre anni ricoprendo il ruolo di primo Sommelier e conquistando la stima di Giorgio Pinchiorri, del Direttore Alessandro Tomberli, oltre a quella di tanti clienti e colleghi. Entusiasmo e tanta voglia di crescere sono le sensazioni che si leggono nelle sue parole, carico di energia per la nuova avventura che lo aspetta a Parigi, dove da inizio anno ricoprirà il ruolo di assistente direttore sommelier al ristorante Le George, una stella Michelin del Four Seasons Hotel George V di Parigi.

In quale misura, secondo la tua esperienza, il cliente si fida della proposta di un sommelier giovane come te?

Il cliente si deve divertire, chiacchierare, si deve fidare e affidare a te che sei il sommelier. Se devi vendere un vino che vuole il cliente sicuramente non c’è bisogno di te, la vera sfida è farlo deve pendere dalle tue labbra, sempre rispettando chi si ha davanti, coccolandolo e facendo uscire entusiasta dell’esperienza vissuta.

Cosa non deve mai fare un bravo sommelier?

Non deve mai essere saccente e presuntuoso, il cliente lo conquisti con l’umiltà, la passione e non certo dimostrandogli che sei più forte di lui.

Si può pensare di nascere sommelier o lo si diventa?

Senza dubbio si diventa, i miei genitori non lavoravano nella ristorazione, entrambi occupati in altri settori. Si può anche nascere con un talento, come essere particolarmente predisposti al riconoscimento di profumi e sapori, ma la figura del sommelier non è solo la degustazione, quindi credo che sommelier si diventi.

Chi o cosa ti ha portato nel mondo del vino?

Non posso fare a meno di citare alcune figure che mi hanno in un certo senso iniziato e fatto entrare a capofitto in questo mondo. Il primo è il professor Roberto Pagliai dell’ I.I.S. “Pellegrino Artusi” di Chianciano Terme e poi una dedica è doverosa a Daniele Santoni, un sommelier che mi ha preparato ad un concorso scolastico, insegnandomi come affrontare la degustazione e come leggere un vino. Non posso poi non citare Alessandro Tomberli, quasi un secondo padre.

Cosa ti piace di più del tuo lavoro?

La cosa senza dubbio più bella sono le persone che incontri ogni giorno, riuscire a capirle. Poi la possibilità di girare, viaggiare lavorando e lavorare viaggiando. Poi in questo mestiere c’è bisogno di espressività, di trovare ed esprimere la propria personalità, questo è davvero importante.

Qual è, se c’è, quello che cerchi assaggiando un vino per la prima volta?Sinceramente non cerco nulla, anzi azzero i preconcetti e lascio che mente e calice si capiscano nella maggiore intimità possibile. È proprio il non cercare quello che cerco nel vino.

Ci sarà qualcosa di diverso nel vino che si berrà nei prossimi anni?

A mio avviso il vino segue comunque le mode, ora siamo tutti orientati verso i vini naturali, o presunti tali, a mio avviso nei prossimi anni si cercherà sempre più eleganza e finezza.

Obiettivi futuri o per meglio dire i tuoi sogni nel cassetto?

Sogni tanti, sicuramente continuare il percorso di studi, viaggiare, crescere, trasmettere, insegnare, fare formazione, ma senza dubbio sempre divertirsi. Se proprio devo pensare a una cosa in concreto, aspiro a prendere il titolo di Master of Wine.