Appuntamento di ottobre con gli ALMA Talks focalizzato su “La tutela della creatività in cucina”. A dibattere sul tema Carmine Coviello, avvocato esperto in diritto d’autore e Davide Mondin, docente ALMA di Storia e cultura della gastronomia ed esperto di legislazione alimentare.
Davide Mondin, per introdurre l’argomento, ha dichiarato: “Farsi ispirare dagli altri è parte integrante della ristorazione. Cucina e ospitalità sono continue contaminazioni, nascono e crescono mettendo insieme culture diverse. Ciononostante i padri di un’idea vogliono che questa venga tutelata, per questo motivo la legge da secoli cerca di ottemperare a questo obiettivo.” Nel suo intervento Mondin ha aggiunto: “Una volta che scocca la scintilla dell’idea, una lampadina emette una luce che può prendere due diverse strade: permettere a chiunque di servirsene e di poter dire di averla inventata, perché non si è interessati al ritorno economico. Oppure, proteggere l’idea per essere l’unico a godere dei frutti del lavoro svolto, ricavandone fama e denaro.”
Cosa si può proteggere di un’idea?
- La ricetta. Ha la dignità di opera letteraria, ovviamente deve essere originale e innovativa, anche solo nel modo in cui essa è spiegata. Il testo è il vestito che si dà alla ricetta ed è frutto di ingegno connotato di autorialità, per questa ragione può essere protetto da copyright.
- Il metodo. Essendo gli unici ad utilizzare un determinato processo produttivo, si ha diritto a brevettare quel sistema. Ma per il brevetto sono necessari due requisiti: risolvere un problema e che il risultato sia replicabile all’infinito. Di fatto, sorgono delle difficoltà nel brevettare una ricetta, perché mentre un piatto è fatto per essere replicato, è invece più raro che risolva un problema. Proprietà intellettuale e industriale sono due cose completamente diverse. Bisogna dunque scegliere la ricetta giusta.
- L’aspetto del prodotto. Se si convince l’organo atto ad approvare un brevetto che quella forma è particolare, quasi fantasiosa, che quindi avrebbe tranquillamente potuto non esistere, si può ottenere l’esclusiva su di essa. Esempi possono essere marchi verbali, figurativi, sonori a anche tridimensionali.
- Il nome. Non si è inventato nulla di nuovo, nemmeno la tecnica o la presentazione. Però si è coniato un nome creativo che è possibile tutelare.
- La confezione. Allo stesso modo si può tutelare la confezione brevettandone il suo aspetto e la sua funzione.
- Sapore e profumo del prodotto, invece, sono tutt’oggi aspetti molto difficili da difendere. Queste caratteristiche sono infatti molto più legate alla soggettività e soprattutto, non riguardano gli unici due sensi che il copyright, ad oggi protegge: la vista e il tatto.
L’avvocato Carmine Coviello è intervenuto mostrando un video realizzato in occasione di EXPO Milano 2015 che illustrava il merito di Pellegrino Artusi nella codificazione della cucina italiana moderna. Infatti, il celebre gastronomo raccolse più di ottocento ricette favorendone la diffusione in tutta Italia e contribuì a fissare l’ordine delle portate, valorizzando le tradizioni regionali.
Sugli scenari futuri di questo tema, Coviello ha affermato: “Noi nel nostro campo stiamo cercando di modernizzare il diritto di autore affinché permetta alla cucina di essere riconosciuta come vera e propria arte. Per questo, insieme ad altri colleghi e con la collaborazione di circa trenta chef, stiamo cercando di decontestualizzare il piatto per renderlo un’opera d’arte; se un quadro si rifà ad un piatto, a questo punto c’è artisticità nell’opera? Il piatto sta fornendo nuovi spunti per la creazione di una sua ulteriore dimensione: quella artistica.”
Il Direttore Generale di ALMA, Andrea Sinigaglia, citando le parole pronunciate da Michel Troisgros durante la sua visita alla cerimonia di apertura del XV Anno Accademico, ha concluso: “Uno dei primi insegnamenti ricevuti da un grande chef per raggiungere il suo livello è stato proprio di imparare a copiare. Come diceva sempre anche il Maestro Gualtiero Marchesi, una ricetta non si ripete, si rifà.”