Giacinto Rossetti è ed è stato colui che ha reso possibile l’avverarsi di una favola.
È il 1975 quando Rossetti, di mestiere rappresentante di giocattoli, decide di rilevare ad Argenta, in provincia di Ferrara, una pizzeria che si trasformerà poi in ristorante nel 1977. Lui cura personalmente la cantina, che in breve tempo diventa un riferimento in Europa, mentre affida la cucina a un giovane cuoco di nome Igles Corelli.

Il Trigabolo, questo il nome del ristorante, prende vita reclutando Bruno Barbieri a dar man forte a Corelli dietro i fornelli, Bruno Gualandi, giovanissimo pasticcere appena uscito dalle scuole professionali e un maitre assolutamente atipico ovvero Bruno Biolacati. Il resto è storia, reale, vera e fantastica. La riscossa della provincia è impetuosa.

Si usano solo prodotti d’eccellenza in perfetto stile italiano, provinciale per l’appunto, distanziandosi da tutto ciò che andava di moda allora. Prodotti dell’orto, spezie, una cacciagione di qualità inverosimile sono il timbro stilistico della cucina, mentre una pasticceria di un’innovatività sconcertante (celeberrimi i bignè fritti caramellati) scardina i dictat imposti fino a quel momento. Giacinto Rossetti in tutti gli anni di vita del Trigabolo crea una cantina che ha pochi eguali a livello internazionale, con tutta la produzione italiana di prima fascia, nuova e sconosciuta, e così Borgogna con bottiglie già allora introvabili, impossibili e rare, Bordeaux, Riesling renani.
Il miracolo è presto fatto. Una stella, due stelle Michelin, fino alla terza, conferita ad honorem, quando ormai il locale non esisteva nemmeno più.

 

 

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