Piero Di Turi

Triestino di nascita ma pugliese di sangue, Piero Di Turi incarna in tutto e per tutto la figura dello chef. Classe ’73, cresce guardando affascinato la nonna che, domenica dopo domenica, si alza presto il mattino per preparare il pranzo alla famiglia. Il cibo è il punto di contatto tra le persone, lo spunto di riflessione, il momento di confronto, il motore trainante della condivisione familiare. Ma ciò che lascia Piero ammaliato, più ancora delle prelibatezze che la nonna è solita cucinare, è l’approccio che lei tiene durante il pranzo. Rimaneva guardinga in disparte lasciandosi sfuggire un sorrisino solo nel momento in cui vedeva qualcuno gioire della bontà dei suoi manicaretti. Gioire della gioia degli altri è infatti il fuoco nascosto che ogni cuoco porta con sé.

Di Turi ha il talento del predestinato che si esplicita, prima ancora che dal punto di vista tecnico, sotto forma di intuizione. Dopo aver capito quale fosse lo scopo primo del cuoco, ovvero quello di produrre qualcosa per il gusto di creare piacere, fa sua un’altra grande massima: l’unione fa la forza. L’approdo all’hotel Eden di Roma, dove ricopre la figura di junior sous chef è illuminante. Antonio Guida, Nino di Costanzo, Michele Gioia, Daniele Usai e Giovanni Ciresa diventano in brevissimo tempo una sorta di famiglia allargata, con la quale sviluppa un’affinità destinata a durare nel tempo. Lo spirito di squadra, la stima reciproca che prescinde dalle competenze professionali, la fiducia umana riposta tra i colleghi sono la miccia in grado di illuminare gli occhi di Di Turi, che con la valigia piena di affetto, dopo un essere passato per il ristorante Cracco, si trasferisce prima a Londra, in un circolo esclusivissimo, e poi a Venezia all’hotel Bauer.

Una volta superato ponte della Libertà è effettivamente complesso trovare la voglia di tornare sulla terra ferma. Ma se il rimpatrio continentale si presenta necessario allora tanto vale seguire la scia della bellezza, e così da Piazza San Marco si trasferisce ad ALMA, all’interno della Reggia di Colorno come docente del Corso Superiore di Cucina Italiana e del Corso ICP dedicato agli allievi internazionali.

Argomento: la contaminazione tra le culture. L’intreccio trai sapori e i colori di diversi luoghi si incontra con la condivisione di diverse persone.

 

Piatto preferito da gustare: Pasta con burro, aglio, basilico e parmigiano

Piatto preferito da cucinare: La pasta fresca e il pesce

La cucina in 3 parole: Cibo, bellezza, colori

I corsi del docente